CAMPIONI D'ITALIA
Sabato sera scorso, quasi mezzanotte, arriva un messaggio sul cellulare. E’ Paolo, un amico dirigente del Basket Cernusco.
“Ciao Ermanno, l’under15 del basket Cernusco gioca domani la finale scudetto in quel di Bassano. Domani ore 19.00 contro Varese. Risultato storico!!!!”.
“Grandi! Posso chiamarti domattina? EZ”.
La passione per lo sport mi ha portato spesso dove un evento si svolge. Al centro dell’epicentro sportivo. Perché ne sono stato protagonista sul campo, tanti anni fa; oppure per lavoro, dalla posizione privilegiata di organizzatore; oppure ancora da semplice tifoso, sugli spalti. Amo le emozioni che solo l’“essere lì” sa offrire, il boato del pubblico, un gesto tecnico ben eseguito, vedere quella coralità di azioni (le squadre sul campo gli allenatori le panchine gli arbitri gli addetti campo il pubblico le luci le bandiere i cori il vicino di posto che urla…) che i mezzi di comunicazione non possono contenere ma solo a loro volta raccontare.
Una volta sacrificai un giorno di vacanza scendendo da Ortisei a Cernusco per le finali del Campionato Europeo di Hockey, ritornando su la sera stessa; un giorno di Novembre, anni fa, presi un aereo per Madrid per vedere la Juve ritornare al Bernabeu dopo la Serie B (e mi passò davanti un pezzo di storia sportiva perché Del Piero uscì dal campo inchinandosi al pubblico in pedi ad applaudirlo dopo due gol); ero a Monza quando Alex Zanardi tornò a guidare un’auto in una gara ufficiale dopo quell’incidente in Germania in cui perse le gambe; mi arrampico ogni anno sulla Cima Coppi per veder passare il Giro d’Italia.
“Senti Paolo, se ci sono problemi di biglietti o se pensi non sia il caso non vengo. Magari vi porto pure sfiga”.
“Tranquillo, l’ingresso è libero e ci fa piacere. In due ore e mezzo di macchina sei qui, ti aspetto”.
Un saluto al Torneo del Bruco di rugby, uno al saggio della Ginnastica Cernuschese, il pranzo all’Open Day dell’ASO e poi via in macchina. La strada da Cernusco a Bassano la conosco a memoria. 230 km, quante volte l’ho fatta per lavoro per arrivare in quel territorio che proprio da Bassano porta ad Asolo e a tanti marchi storici dell’industria sportiva italiana!
Guidando rifletto su quanto sarebbe incredibile il Basket Cernusco Campione d’Italia. Ora, per chi non è addentro alle cose di sport, può sembrare cosa facile e invece perché ciò accada c’è il destino che si ricongiunge in un luogo e in un tempo sotto forma di volontà, lavoro, passione, accadimenti esterni, fatalità, casualità. Quelle cose che accadono poche volte in una carriera sportiva, tipo il Leichester che vince la Premier League. A volte non accadono mai. Non è certo un caso che l’ultima squadra di una società di basket dilettantistica a salire sul gradino più alto del podio nazionale fu Milano3 con lo scudetto Under17, 16 anni fa. La storia sportiva di Cernusco passerà da Bassano? Penso che forse è anche bello che l’Assessore allo Sport ci sia.
Paolo mi aspetta all’ingresso del palazzetto dello sport. Dentro sta finendo la finale 3°-4° posto tra Bassano e Pistoia. I padroni di casa stanno vincendo facile ma sono i grandi sconfitti del torneo: una squadra costruita per conquistare il titolo nazionale davanti i propri tifosi (è in pratica la selezione dei migliori cestisti della zona) e sconfitta con un canestro a 18 secondi dalla fine da quindici giovani Cernuschesi tosti che forse non esprimono le migliori individualità d’Italia ma che sono una squadra con i controfiocchi (e dico fiocchi…) e non mollano mai.
Saluto il Presidente Mitola, emozionato come sempre, e poi il nostro coach Marco…lo conosco da anni, sono qui anche per lui. Marco è una di quelle persone con cui puoi parlare di qualsiasi argomento ma hai sempre l’impressione che in un retropensiero nella sua testa si stia sviluppando uno schema di gioco. In tribuna ci sono tanti Cernuschesi, saremo cinquanta, sessanta. Da Trento arriva anche un gruppo di ragazzi e genitori degli under 14 del Basket Cernusco che ha appena finito un torneo e invece di tornarsene a casa ha fatto un’ora di macchina ed è venuto qui a fare il tifo.
Il primo quarto è disastroso, facciamo 4 punti, ma Varese non scappa. Il secondo va decisamente meglio, siamo ancora sotto ma in partita, nel punteggio e nella reattività in campo. Sarà l’anno del Leichester o vincerà come sempre il Manchester United? Coach Marco ha in pugno la squadra molto più del collega avversario. Detta i cambi in continuazione a seconda delle varie situazioni di gioco, protesta con gli arbitri per qualche decisione dubbia ma sembra parli la loro lingua perché alla fine si capiscono sempre, accompagna su e giù la squadra, che cresce azione dopo azione. Varese si aggrappa agli spunti dei suoi due migliori giocatori, che strappano il campo ogni volta che ripartono ma che giocano troppo da solisti. Il terzo quarto è trascorso da 2’49 quando i nostri vanno sopra: 29 a 27. Varese non ci prenderà più, fino alla fine.
Vinciamo noi, 57 a 50. La Libertas Basket Cernusco è Campione d’Italia.
“Oh Paolo, non ho nemmeno portato sfiga…”.
“Occhio che ora ti toccherà fare la mascotte…”
Premiazioni, giro d’onore, foto. Mi rimetto in macchina verso Cernusco. Le scene della vittoria sono belle, emozionanti. Ma finali. Quello che conta è la strada che in ogni allenamento, partita, scelta e azione porta ciascun protagonista – in campo, sulle tribune, da dirigente - ad incrociare la storia sportiva nel momento esatto in cui si manifesta. Forse a contribuire perché si mainfesti ad una fermata della propria vita. Lì dove, con la valigia dei sogni e un biglietto in mano, era seduto ad aspettarla.